Per anni ci siamo lasciati affascinare dal mito liberista,
ispiratore di democrazia e uguaglianza, lo abbiamo fatto diventare egemonia
culturale, talmente forte che ha coinvolto anche le sinistre mondiali. Ha
partorito la terza via Blairiana, la Neue mitte Tedesco o l’esperienza
dell’Ulivo italiana.
Per anni la questione economica è stata trascurata ed è
stato lasciato sempre più spazio alla potenza dei mercati finanziari, pensando
che fosse giusto che si autoregolassero.
Questo spazio lasciato però ha creato un arretramento della
politica a favore dell’economia, un arretramento che pesa sia sulle forze che
politiche, ma soprattutto sui cittadini onesti.
A pensare che al primo anno di Economia, ti dicono che la
Politica deve organizzare l’Economia non il contrario.
Non avranno studiato bene.
Tutto questo ha portato a una crisi sistemica che ha
peculiarità non solo economiche e sociali, ma anche culturali e politiche.
Le ultime due sono importanti almeno quanto le prime due,
perché vogliono dire, forse con un eccesso di semplicismo,: non capire più la
società e non saperla più guidare.
Analizzando l’aspetto storico di questi due paradigmi si
arriva a facili conclusioni: nazionalismi e secessioni.
In Europa è a rischio la democrazia; in Grecia è entrata in
parlamento una forza dichiaratamente di stampo nazista, l’Alba Dorata; in
Ungheria Victor Orban sta abolendo ogni libertà; il Partito nazionalista
guidato da Marine Le Pen è la terza forza politica in Francia.
Questa è una battaglia politica che non possiamo perdere,
noi democratici e progressisti ci dobbiamo unire per salvaguardare il bene
comune.
Nel nostro Paese le derive demagogiche e populiste stanno
sempre più prendendo spazio, cavalcando malumori e slogan preoccupanti.
È una cosa che non dobbiamo permettere perché vorrebbe dire
perdere una sfida fondamentale per l’Italia e l’Europa.
C’è una sfida storica davanti a noi che farà da cesura
rispetto alla Seconda Repubblica, ricostruire l’Italia e dare una dimensione
politica all’Europa ripartendo dalla Democrazia e dalla nostra Costituzione.
Questo Bersani e il Partito Democratico l’hanno capito e
hanno raccolto questa sfida insieme a milioni d’italiani, iscritti, militanti e
simpatizzanti.
Bisogna ritornare ad avere una credibilità politica che può
essere formata solo partendo dall’idea che la politica sia a servizio della
comunità, basta personalismi e pensare la politica come proiezione di una
carriera, c’è bisogno di serietà e sobrietà.
Queste primarie saranno l’occasione per riaprire il confronto
con i cittadini sui contenuti politici di una proposta e un’idea di mondo
differente, che risollevi gli italiani e l’Italia.
Un’idea che muove da un’analisi profonda della realtà, che
si traduce in soluzioni reali e innovative per il paese, questo è quello di cui
abbiamo bisogno.
Una forza politica come la nostra deve essere in grado di
guidare questi processi politici, proponendo un patto democratico con i
cittadini e i corpi intermedi perché è fondamentale lo sforzo di tutti per
uscire da questa condizione.
Ripensare la politica economica e lavorativa, costruire un
Welfare forte, investire fortemente nella ricerca e nell’Istruzione e ripensare
l’Italia in una dimensione europea, questa è l’unica via.
Crediamo che si necessario l’intervento statale e europeo
per regolare il mercato e garantire maggiore trasparenza nei suoi paradigmi,
così da salvaguardare le persone che vogliono investire nel nostro Paese. Eliminare
definitivamente la speculazione finanziaria. Investire sul lavoro e sui
lavoratori, creando un forte Welfare State, che aiuti i cittadini a ripensarsi
nel mondo del lavoro, ma che al tempo stesso li tuteli. È chiaro che non
abbiamo bisogno di uno Stato assistenzialista, ma uno Stato capace di fornire
strumenti necessari allo sviluppo delle economie.
Ripartire dal Sud con delle serie riforme strutturali, che
aiutino questa parte importantissima del Paese a risollevarsi ed esprimere
tutto il suo potenziale economico e commerciale. Investire su ricerca e
sviluppo perché lì è il nostro futuro e la nostra economia più grande e forte,
bisogna mettere in mano ai nostri ricercatori i mezzi necessari per crearlo
questo futuro, però.
Questa è l’unica via possibile, coniugando l’austerità con la
crescita.
La ricetta di sola austerità
fa andare in testacoda uno Stato che non ha più possibilità di sviluppo e
ripresa economica.
Tutto questo però deve avvenire in una situazione ben
delineata e precisa: un’Europa unita che abbia la forza di creare un mercato
del lavoro, sociale e culturale europeo.
I popoli dell’unione europea avranno davanti, così, un
maggior numero di possibilità di crescita personale, ma soprattutto
comunitaria.
Quindi v’invitiamo a fare attenzione a chi pone prima la
propria persona e poi il suo programma politico, a chi offre ancora lo stesso
pensiero economico liberista, a chi si ferma troppo sul formalismo delle cose e
non va a livello sostanziale, a chi non parla di Welfare e Lavoro, a chi non fa
un percorso storico e un’analisi, ma si pone ugualmente come futuro e a chi
vuole che i cittadini siano ancora passivi alla politica.
Abbiamo un'unica occasione per cambiare il Paese e l’Europa
e scegliere da che parte stare è fondamentale.
Noi abbiamo scelto Bersani.
Lorenzo
Tedeschi,
Segretario Giovani Democratici Cisterna
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