Democrazia diretta o democrazia rappresentativa? Da qualche tempo
leggiamo e discutiamo riguardo questo tema, sorto anche grazie al
successo dei referendum del giugno 2011 che hanno portato alla vittoria i
4 SI per l'acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo
impedimento. L'argomento assume importanza e viene sostenuto con nuova
forza dalla progressiva crisi del sistema dei partiti, dal
disorientamento dell'elettorato che va ad alimentare il non-voto, dalla
crisi e dalla decadenza della politica, del suo ruolo, a favore di
governi tecnici e di politici in genere che non vengono eletti dal
popolo sovrano. Gli anni della personificazione dei partiti e della
politica, le critiche legate a comportamenti "castali",
l'autoreferenzialità e molte volte l'incompetenza di chi amministra la
cosa pubblica, hanno contribuito alla nascita di un sentimento di
sfiducia verso le persone che dovrebbero rappresentare i cittadini nei
luoghi preposti al governo e all'amministrazione.
Da questi
presupposti però, non bisogna arrivare a conclusioni improvvisate,
liquidatorie e demagogiche, ma bensì ricordare che in Italia non vi può
essere alcuna democrazia al di fuori della Costituzione. Costituzione
che prevede degli importanti strumenti di democrazia diretta, come
appunto i referendum, ma anche la proposta di legge di iniziativa
popolare, le petizioni. Bisogna però ricordare che i referendum in
Italia sono stati per molto tempo un fallimento in termini di
partecipazione e di quorum, questo è stato un problema per molti versi
legato alla disinformazione e al disinteresse dell'elettorato,
specialmente quando si chiamavano tutti i cittadini ad esprimersi su
tematiche che riguardavano delle minoranze (referendum sull'estensione
dell'art. 18 anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, referendum
sulla fecondazione assistita ecc) che la dice lunga anche sulla qualità
della democrazia, sull'opportunità che una maggioranza debba vincere
sempre su una minoranza, e ci pone degli interrogativi riguardo la
tutela delle minoranze, che è un tema conosciuto e sempre attuale nella
politica internazionale.
Appurato che senza completa e profonda
informazione non può esservi democrazia, c'è anche qualcuno un po'
troppo radicale che propone una "patente" per votare, dove ogni
cittadino dovrebbe prendere un'abilitazione al voto, se non altro
affinchè la sua disinformazione non vada a danneggiare gli altri
cittadini con una scelta di voto sbagliata. Ma accantonando questo
discutibile risvolto, vediamo che anche quando i cittadini si esprimono
inequivocabilmente con dei referendum, non sempre la loro volontà è
tenuta da conto, mentre a volte per opportunismo, si corre a sposare una
posizione per ingraziarsi l'opinione pubblica, altre volte è necessario
attuare delle misure "impopolari" per poter risolvere delle questioni
difficili. Ciò che esce da un referendum deve poi essere attuato dalla
politica; oggi ci confrontiamo anche con i confini delle direttive
europee (che proprio in materia di acqua e servizi pubblici impone delle
privatizzazioni), è chiaro che soprattutto la politica è addetta alla
risoluzione di questi meccanismi democratici.
Come Giovani
Democratici proprio l'estate scorsa abbiamo attuato una raccolta firme
per una proposta di legge di iniziativa popolare che riguardava la
normazione del lavoro giovanile, e la regolamentazione della democrazia
interna ai partiti, in attuazione dell'articolo 49 della costituzione.
Tutto vero riguardo all'anarchia che imperversa nei partiti in termini
di selezione delle cariche, gestione delle risorse economiche ecc.
Questo è un aspetto che va indubbiamente cambiato e regolamentato, in
nome della trasparenza e nella parità delle forze politiche. Il Partito
Democratico è l'unico partito italiano ad avere un bilancio certificato
da una società esterna, ad avere chiari sistemi di elezione e selezione
dei gruppi dirigenti, completa trasparenza in tutti i passaggi
democratici sostenuti da assemblee, primarie, conferenze programmatiche
ecc. Forse tutto ciò non basta e forse qualcosa, soprattutto sulle
primarie, va rivisto. Ma a partire da una proposta di legge, fino alla
discussione di direttive europee, è fondamentale e ineludibile
l'importanza di un partito.
"Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti..." è assurdo pensare di gestire una
complessità amministrativa, in perfetto rispetto dei principi
democratici, senza ricorrere alla formazione di partiti. C'è la
necessità di conoscenza giuridica, di specialisti ed esperti formati sul
campo, di relazioni internazionali, di conoscenza dei processi sociali,
economici, politici, ovvero di "specialisti" della politica; non
possiamo pensare di lasciare la democrazia in mano all'improvvisazione
di qualcuno, improvvisazione che tanto ha contribuito alla crisi
generale che stiamo vivendo, e che quindi porta dei danni anche in
politica. Dobbiamo ricostruire un'idea del primato della politica, di un
nuovo ruolo della politica, che sia certamente credibile, rispettabile,
incarnata da persone competenti, oneste e capaci, ma organizzata
necessariamente in partiti altrettanto chiari e trasparenti.
Dobbiamo considerare
però che molte volte quello che c'è su è lo specchio di quello che c'è
giù, che la democrazia diretta non funziona se vista in termini di
evasione fiscale, di giustizia fai da te, di "ronde" per la sicurezza
ecc. Oggi più che mai è neccessaria una visione concreta di come
affrontare la crisi, di come costruire un nuovo modello economico,
produttivo, sociale, di quale mondo vogliamo. Ed un progetto del genere
prevede perlomeno delle persone che si associno, che si organizzino e
discutano, ed ecco che nasce semplicemente e spontaneamente un partito,
con esso l'esigenza di "rappresentare" le istanze e le idee di tutti i
militanti. Non è possibile quindi eliminare o marginalizzare la
democrazia rappresentativa.
In conclusione: sempre all'interno dei
dettami costituzionali, applicare e promuovere ogni forma di
democrazia, prevedendo insieme una buona e profonda informazione dei
cittadini, riformare il sistema dei partiti partendo dall'art. 49 per
costruire un serio sistema politico che assicuri assieme alla
trasparenza anche l'onestà e la competenza dei rappresentanti del
popolo, inaugurare una nuova stagione politica che non lasci spazio
all'improvvisazione e imponga una scientificità all'approccio politico.
Il nostro obiettivo come forza politica deve essere sempre quello
dell'estensione della democrazia, in tutti gli ambiti e le sue forme
possibili, tenendo da conto la tutele delle minoranze e coinvolgendo
sempre di più i cittadini e i corpi intermedi nella discussione delle
scelte, ma costruendo un serio modello di militanza politica che
rappresenti l'alternativa che vogliamo realizzare.
F. Buonincontro
Segretario Giovani Democratici Cisterna