Tutte le informazioni per le registrazioni delle Primarie:
Qui a Cisterna saremo dal Lunedì al Venerdì dalle 17.00 alle 20.00 presso la sede del PD (Via Coppetelli, fianco S. Maria Assunta)
Inoltre SABATO 24 NOVEMBRE ci sarà un gazebo in PIAZZA XIX MARZO DALLE 10.00 ALLE 13.00 E DALLE 17.00 ALLE 20.00
Si voterà Domenica 25 Novembre presso SALA DELLA PACE (ex sala delle statue) al Comune dalle 8.00 alle 20.00 e, se non lo si è fatto prima ci si potrà registrare, chiaramente, prima di votare.
Piccolo mito da sfatare: le registrazioni online non bastano si deve comunque venire a registrarsi sui registri comunale, quindi venire di persona presso i gazebo allestiti o in Sezione.
Registratevi alle primarie e scegliete Bersani come vostro futuro Presidente del Consiglio!
I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. S.Pertini
lunedì 19 novembre 2012
martedì 16 ottobre 2012
Noi scegliamo Bersani.
Per anni ci siamo lasciati affascinare dal mito liberista,
ispiratore di democrazia e uguaglianza, lo abbiamo fatto diventare egemonia
culturale, talmente forte che ha coinvolto anche le sinistre mondiali. Ha
partorito la terza via Blairiana, la Neue mitte Tedesco o l’esperienza
dell’Ulivo italiana.
Per anni la questione economica è stata trascurata ed è
stato lasciato sempre più spazio alla potenza dei mercati finanziari, pensando
che fosse giusto che si autoregolassero.
Questo spazio lasciato però ha creato un arretramento della
politica a favore dell’economia, un arretramento che pesa sia sulle forze che
politiche, ma soprattutto sui cittadini onesti.
A pensare che al primo anno di Economia, ti dicono che la
Politica deve organizzare l’Economia non il contrario.
Non avranno studiato bene.
Tutto questo ha portato a una crisi sistemica che ha
peculiarità non solo economiche e sociali, ma anche culturali e politiche.
Le ultime due sono importanti almeno quanto le prime due,
perché vogliono dire, forse con un eccesso di semplicismo,: non capire più la
società e non saperla più guidare.
Analizzando l’aspetto storico di questi due paradigmi si
arriva a facili conclusioni: nazionalismi e secessioni.
In Europa è a rischio la democrazia; in Grecia è entrata in
parlamento una forza dichiaratamente di stampo nazista, l’Alba Dorata; in
Ungheria Victor Orban sta abolendo ogni libertà; il Partito nazionalista
guidato da Marine Le Pen è la terza forza politica in Francia.
Questa è una battaglia politica che non possiamo perdere,
noi democratici e progressisti ci dobbiamo unire per salvaguardare il bene
comune.
Nel nostro Paese le derive demagogiche e populiste stanno
sempre più prendendo spazio, cavalcando malumori e slogan preoccupanti.
È una cosa che non dobbiamo permettere perché vorrebbe dire
perdere una sfida fondamentale per l’Italia e l’Europa.
C’è una sfida storica davanti a noi che farà da cesura
rispetto alla Seconda Repubblica, ricostruire l’Italia e dare una dimensione
politica all’Europa ripartendo dalla Democrazia e dalla nostra Costituzione.
Questo Bersani e il Partito Democratico l’hanno capito e
hanno raccolto questa sfida insieme a milioni d’italiani, iscritti, militanti e
simpatizzanti.
Bisogna ritornare ad avere una credibilità politica che può
essere formata solo partendo dall’idea che la politica sia a servizio della
comunità, basta personalismi e pensare la politica come proiezione di una
carriera, c’è bisogno di serietà e sobrietà.
Queste primarie saranno l’occasione per riaprire il confronto
con i cittadini sui contenuti politici di una proposta e un’idea di mondo
differente, che risollevi gli italiani e l’Italia.
Un’idea che muove da un’analisi profonda della realtà, che
si traduce in soluzioni reali e innovative per il paese, questo è quello di cui
abbiamo bisogno.
Una forza politica come la nostra deve essere in grado di
guidare questi processi politici, proponendo un patto democratico con i
cittadini e i corpi intermedi perché è fondamentale lo sforzo di tutti per
uscire da questa condizione.
Ripensare la politica economica e lavorativa, costruire un
Welfare forte, investire fortemente nella ricerca e nell’Istruzione e ripensare
l’Italia in una dimensione europea, questa è l’unica via.
Crediamo che si necessario l’intervento statale e europeo
per regolare il mercato e garantire maggiore trasparenza nei suoi paradigmi,
così da salvaguardare le persone che vogliono investire nel nostro Paese. Eliminare
definitivamente la speculazione finanziaria. Investire sul lavoro e sui
lavoratori, creando un forte Welfare State, che aiuti i cittadini a ripensarsi
nel mondo del lavoro, ma che al tempo stesso li tuteli. È chiaro che non
abbiamo bisogno di uno Stato assistenzialista, ma uno Stato capace di fornire
strumenti necessari allo sviluppo delle economie.
Ripartire dal Sud con delle serie riforme strutturali, che
aiutino questa parte importantissima del Paese a risollevarsi ed esprimere
tutto il suo potenziale economico e commerciale. Investire su ricerca e
sviluppo perché lì è il nostro futuro e la nostra economia più grande e forte,
bisogna mettere in mano ai nostri ricercatori i mezzi necessari per crearlo
questo futuro, però.
Questa è l’unica via possibile, coniugando l’austerità con la
crescita.
La ricetta di sola austerità
fa andare in testacoda uno Stato che non ha più possibilità di sviluppo e
ripresa economica.
Tutto questo però deve avvenire in una situazione ben
delineata e precisa: un’Europa unita che abbia la forza di creare un mercato
del lavoro, sociale e culturale europeo.
I popoli dell’unione europea avranno davanti, così, un
maggior numero di possibilità di crescita personale, ma soprattutto
comunitaria.
Quindi v’invitiamo a fare attenzione a chi pone prima la
propria persona e poi il suo programma politico, a chi offre ancora lo stesso
pensiero economico liberista, a chi si ferma troppo sul formalismo delle cose e
non va a livello sostanziale, a chi non parla di Welfare e Lavoro, a chi non fa
un percorso storico e un’analisi, ma si pone ugualmente come futuro e a chi
vuole che i cittadini siano ancora passivi alla politica.
Abbiamo un'unica occasione per cambiare il Paese e l’Europa
e scegliere da che parte stare è fondamentale.
Noi abbiamo scelto Bersani.
Lorenzo
Tedeschi,
Segretario Giovani Democratici Cisterna
sabato 1 settembre 2012
Omaggio alla Costituzione
Piero Calamandrei sulla Costituzione.
Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa.
L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che
è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma
soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di libertà,
voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica,
quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano
sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino
contro il passato. Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva,che mira alla trasformazione di questa società n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto in noi per trasformare questa situazione presente.
Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La
costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni
giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di
mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla
costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in
questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani.
”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo
discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d
quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di
questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran
burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito
domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il
bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe,
Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che
me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere,da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario
non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della
sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria
libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art.52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, ll’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un
testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
domenica 22 luglio 2012
Carturan non è il problema, lo siete tutti voi!
Parlando del Consiglio Comunale di ieri mattina, non possiamo far altro che dire di nuovo alla maggioranza che si deve dimettere perchè non è in grado di governare la nostra città. In merito alla sfiducia: un gesto chiaramente politico che è servito a ristabilire gli equilibri di maggioranza, Carturan non è il problema della Giunta Merolla come non lo era Rosina o Bellotto, ma il problema reale sono loro che sono degli incapaci. La votazione della sfiducia è stato poi un chiaro gesto di impotenza politica poichè il Sindaco è stato costretto a votare per raggiungere la maggioranza minima per far passare la mozione (15+1).
Vedete tutto questo ci motiva ancora di più ad impegnarci nella nostra opera politica che faccia veramente gli interessi della città. Noi il nostro matrimonio (per citare Cicchitti) lo facciamo con le idee di rinnovamento calate in una dimensione reale della società e della sua evoluzione, proposte concrete e solide.
Lorenzo Tedeschi
Segretario dei Giovani Democratici di Cisterna
Vedete tutto questo ci motiva ancora di più ad impegnarci nella nostra opera politica che faccia veramente gli interessi della città. Noi il nostro matrimonio (per citare Cicchitti) lo facciamo con le idee di rinnovamento calate in una dimensione reale della società e della sua evoluzione, proposte concrete e solide.
Lorenzo Tedeschi
Segretario dei Giovani Democratici di Cisterna
sabato 30 giugno 2012
Concorso Fotografico: " Lavoro Precario, Vite Sospese"
Noi Giovani Democratici Cisterna stiamo promuovendo un'iniziativa dei Giovani Democratici della Provincia di Latina. Di cosa si tratta? Un concorso fotografico: LAVORO PRECARIO, VITE SOSPESE.
Noi come GD provinciali ci poniamo come obiettivo la sensibilizzazione di questo tema, tanto caro al nostro paese quanto poco tutelato.
Conosciamo tutti il periodo di crisi che stiamo passando e di come vada a discapito del lavoro e che troppo spesso per risparmiare si vada a tagliare sulla sicurezza. Questo quindi non è un semplice concorso fotografico, ma vuole essere l'inizio di una denuncia che è stata spesso lasciata nel dimenticatoio civile.
PER PARTECIPARE CONTATTATECI TRAMITE E-MAIL A: gdcisterna@gmail.com
SCADENZA BANDO 25 LUGLIO
Noi come GD provinciali ci poniamo come obiettivo la sensibilizzazione di questo tema, tanto caro al nostro paese quanto poco tutelato.
Conosciamo tutti il periodo di crisi che stiamo passando e di come vada a discapito del lavoro e che troppo spesso per risparmiare si vada a tagliare sulla sicurezza. Questo quindi non è un semplice concorso fotografico, ma vuole essere l'inizio di una denuncia che è stata spesso lasciata nel dimenticatoio civile.
PER PARTECIPARE CONTATTATECI TRAMITE E-MAIL A: gdcisterna@gmail.com
SCADENZA BANDO 25 LUGLIO
mercoledì 9 maggio 2012
L’ora di resistere
Quando
l’8 settembre del 1943 Badoglio parlava via radio agli italiani annunciando la
firma dell’armistizio con gli alleati, qualcosa scattò nel cuore dei tanti
italiani e italiane che fino a quel momento erano stati privati di qualsiasi
libertà. L’annuncio fu subito preso con gioia, perché la guerra per noi
italiani era terminata, ma è stato proprio l’attimo successivo all’euforia
dell’annuncio che ha fatto realizzare a quelle persone, che ora toccava a loro,
che ora arrivava il momento più difficile; era necessario cacciare, respingere
e sconfiggere, quel potere nero, era necessario mandare via ciò che rimaneva
del nazi-fascismo.
Così
nacque la Resistenza, così nacque il Partigiano.
L’8
settembre quindi, tutta la penisola fu scossa da un sobbalzo, si risvegliò, si
alzò dalle macerie di una guerra crudele e decise che in quel momento doveva
rinascere un’Italia, diversa da quella di prima, dove poteri autoritari e leggi
infamanti non dovevano più essere all’ordine del giorno, ma si pensava ad
un’Italia democratica come quella
pensata da Mazzini e Garibaldi, e dai grandi eroi repubblicani del
Risorgimento.
La
storia degli anni successivi la conosciamo tutti, il cuore, l’anima che quelle
persone misero nel liberare l’Italia dall’invasione nazista fu senza limiti.
L’ardire, il coraggio, il lottare ogni giorno, e ogni giorno rischiare la
propria pelle per volere un Paese libero e democratico fa di quegli uomini e
donne degli esseri veramente speciali.
L’idea
che poi si è fatta della festa del 25 aprile e del valore dei Partigiani e
della Resistenza in questi ultimi anni, è il preconcetto che la ricorrenza
della Liberazione dal nazi-fascismo, sia un qualcosa da festeggiare solo da un
colore politico; smantellare questo schema è dovere di tutti noi cittadini,
poiché il nostro Paese fu liberato da tutti coloro che aborrirono il fascismo e
la sua dittatura, senza distinzione politica. Il loro unico intento e obiettivo
era restituire alle proprie famiglie, ai propri figli e ai propri posteri uno
stato libero dove vivere in serenità, in un clima semplice di confronto, dove
potesse esserci una vera discussione politica; dove organi come il parlamento
riprendessero la loro vitale e importante funzione; dove una vera carta
Costituzionale potesse difendere i diritti e affermare i doveri dei cittadini.
Per
questo il 25 aprile dovrebbe essere la festa di un’unità nazionale, poiché si
festeggia la democrazia, si festeggia la libertà, si festeggia il ricordo di
quelle persone e infine si festeggia l’Italia tutta intera.
Toccante
e commovente è stata la manifestazione, organizzata dall’amministrazione, in
onore dei caduti svoltasi in piazza Amedeo di Savoia Aosta. Tutte le
associazioni Combattentistiche d’Arma e di Volontariato presenti hanno
celebrato il ricordo della fine della seconda guerra mondiale e della guerra di
Liberazione. La manifestazione è stata centrata al ricordo storico e alla
testimonianza di due uomini che hanno vissuto il
dramma della guerra in prima persona, come pure in prima linea: Attilio Mancini
e Arturo Cirilli, superstiti dei campi di concentramento. I due
superstiti hanno voluto condividere la loro storia, facendo leggere dei passi
dei loro libri in cui è raccontata per filo e per segno la loro esperienza che
oltre suscitare un amaro ricordo in loro, ha toccato veramente tanto, tutti
coloro che hanno partecipato alla cerimonia.
Ci
auguriamo infine, come Giovani Democratici, che questa celebrazione del 25
aprile non rimanga un unicum, ma che
sia la prima di una serie di cerimonie e commemorazioni che sono doverose in
una città piena di senso civico, per non dimenticare ciò che ha segnato la
nostra storia e per avere sempre a mente quegli eroici uomini che hanno
liberato la nostra Italia.
“Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere
uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”
Piero Calamandrei
Cianfoni Luca, GD Cisterna
“Dove vien meno l'interesse, vien meno anche la memoria.”
“Dove
vien meno l'interesse, vien meno anche la memoria.” W. Goethe
Credo
che proprio queste possano essere le parole giuste per descrivere ciò che il 24
aprile scorso è successo nella nostra città, in occasione della ricorrenza del
25 aprile, festa della Liberazione.
Nella
Sala della Loggia, a Palazzo Caetani, si è svolto il primo incontro dell’ANPI
(Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) proprio per non perdere l’interesse,
e quindi la memoria, nei confronti di quelle persone che con animo fervente e con
voce, più volte rotta dalla commozione e dal ricordo, hanno ricordato i tragici
anni del ventennio fascista e dell’orrore della 2° Guerra Mondiale.
Questo
primo appuntamento ha avuto come obiettivo, l’inizio di un percorso che a breve
porterà alla costituzione di un vero e proprio circolo cittadino, come quello
già presente a Latina e in tutte le più importanti città italiane.
Lo
scopo dell’ANPI è quello di non perdere la preziosa testimonianza e memoria di
quei cittadini che fin dall’alba del fascismo si son professati contro quella
feroce dittatura e il suo ideale, compiendo atti dimostrativi forti che
avrebbero potuto costargli la prigione, o nel peggiore dei casi, in tempo di
guerra, anche la condanna a morte.
L’associazione
vuole continuare a professare il sentimento anti-fascista che dovrebbe esser
forte e presente in ognuno di noi, dopo
l’orrendo ventennio a cui ci ha sottoposto; mira infine a preservare la libertà
e il senso civico che nel nostro Paese sono cardine e base della nostra
Democrazia.
La
pluralità di movimenti e di ideali che rappresentarono l’associazione alla
consulta nazionale del 1947, dimostra come quest’ultima non sia rappresentante
di una sola parte politica, ma raggruppi e faccia convergere dentro di sé tutte
quelle forze politiche e culturali antifasciste che condividono un'ideale di
rispetto delle istituzioni democratiche e di tutela della legalità.
È
proprio questo che nel nuovo millennio l’ANPI si propone di fare, di preservare
e tutelare il valore supremo della Costituzione, figlia della guerra di
Resistenza e Liberazione portata avanti dai nostri padri partigiani, e madre di
tutti i nostri diritti, doveri e libertà che dovrebbero esser legge morale
dentro di noi; è il dover difendere a spada tratta tutte le Istituzioni, svilite
in questi ultimi vent’anni da una gestione politica personalistica e
assoggettata al solo interesse individuale.
Tutto
ciò, il 24 aprile, è stato portato a Cisterna.
L’incontro
avvenuto è stato per tutti quelli che hanno partecipato una vera e propria
scoperta di personaggi cittadini e un vero viaggio nel tempo in quel periodo
storico. Le testimonianze di Romeo Murri, Renato Campoli, Italo Di Luzio, Bruno
Fieramonti sono state toccanti e profonde, e la loro voce più volte rotta dal
cordoglio e dai ricordi aspri. Le loro parole hanno aperto dibattiti, confronti
che sono il segno più bello della nostra democrazia, tra giovani e meno
giovani; infine è intervenuto anche il presidente dell’ANPI di Latina Sergio
Zaccagnino, portando la sua forte testimonianza di anni di militanza a nella
provincia pontina e dando un taglio storico-attuale a tutta la conferenza.
Si è parlato di Costituzione e di come essa
non debba essere vista come un ostacolo, ma come un modello morale da seguire
per divenire esempi civici, anche nel nostro piccolo; e infine si è riflettuto
su quanto sia importante per i giovani di oggi il valore della memoria, del non
dimenticare ciò che è accaduto poco più di 70 anni fa, affinché un forte
sentimento civico e politico democratico possa essere la base dei ragazzi di
oggi, perché non si dia fiato a quei movimenti autoritari o di anti-politica
che nascono quotidianamente intorno a noi, e che rappresentano il degrado e lo
svilimento della cosa pubblica frutto
degli ultimi venti anni.
Cianfoni Luca, GD Cisterna
domenica 6 maggio 2012
Il lavoro è umano solo se libero
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente
in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità
di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni
del Congresso di Parigi". 20 luglio 1889, Parigi. Congresso della Seconda Internazionale.
Venne così scelta una data simbolica: il 1 maggio. Giorno in cui, tre anni prima un corpo di polizia aveva represso nel sangue una manifestazione di operai a Chicago.
La disorganizzazione del movimento dei lavoratori, dovuta a l'assenza di un centro di coordinamento, era alla base delle tensioni sociali e delle paure borghesi che si stavano diffondendo e che erano alimentate dalla stampa conservatrice.
Ma dall'altra parte, quella progressista, rivolgendosi ai lavoratori, ribadiva l'importanza di tale incontro sottolinendone il carattere internazionale e proletario.
Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari,
allertarono gli apparati repressivi.
In Italia, Francesco Crispi con il suo pugno di ferro, vietò qualsiasi manifestazione pubblica sia per
la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.
In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del
maggior numero di lavoratori, si decise infatti di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.
Per tale motivo la riuscita del 1 maggio 1890 costituì una
felice sorpresa
avendo dato vita ad una mobilitazione su scala nazionale ed internazionale.
avendo dato vita ad una mobilitazione su scala nazionale ed internazionale.
A dare vigore all'azione concertata dei socialisti di tutto il mondo, fu la condanna a morte di quattro operai, uno dei quali,
Albert R. Parsons, stretto dalla morsa del cappio riusci a stento a
pronunciare le sue ultime parole: "Lasciate che si senta la voce del popolo!"
Anche il nostro territorio fu protagonista di quast'ondata socialista:
1 maggio 1884: centocinquanta pastori cisternesi scioperarono
contro gli on. Ferri, Mazzoleni e Gualdi. Chiesero un aumento
salariale da 10 a 15 lire mensili per l'inverno e 12.5 lire per
l'estate, più sette soldi al giorno per il pane invece che cinque. La
richiesta venne accordata.
E' quindi evidente che il mondo dei lavoratori stava acquisendo una certa autonomia, un'autonomia che non poteva e non può essere seppellita sotto gli anni, ma che anzi deve essere rivendicata in ogni momento.
Le parole strozzate di Parsons
riecheggiano ogni anno, nello stesso giorno, con una ricorrenza che non
lascia spazio a fanatismi politici. Le lacrime delle morti bianche,
con l'unica colpa di aver pagato con la vita un pezzo di pane, e i
felici pensieri per le conquiste: dalle otto ore alla promulgazione
della 626, si fondono delineando la storia più drammatica e decorosa
dei combattenti del lavoro.
Ma
il primo maggio è molto più che la Festa dei lavoratori. Il primo
maggio è l'emblema delle lotte sociali contro l'oppressione e a favore
di un mondo vivibile, è la difesa del più debole e dello sfruttato da
un sistema che prevarica senza pietà e senza diritto, è il momento in
cui riprendono vita le grida dei popoli in rivolta, la fratellanza
proletaria, l'urlo di disperazione di chi non riesce a riprendersi la
propria libertà perchè è da solo a combattere per essa.
Sarà forse la magia di questo mese, maggio. Per chi volle lottare e combattere per sè e per gli altri questo è sempre stato il mese "prediletto"; non a caso le rose rosse, simbolo del socialismo,
fioriscono proprio in questo periodo. La rivoluzione francese è
scoppiata il 5 maggio 1789; il 6 del 1429 Giovanna d'Arco
sconfiggeva le truppe inglesi ad Orlèans dando ai francesi una
speranza; il 17 maggio, dal 1990, divenne la giornata mondiale contro
l'omofobia; 1 maggio 1968, l'ingegnere bolognese Giorgio Rosa dichiara l'indipendenza dell' Isola delle Rose...
La lista potebbe protrarsi per pagine, ma non è opportuno chiudersi nel passato senza considerare il presente, altrimenti tutto perde senso.
Infatti, ad oggi, mentre l'Occidente ingrassa senza mai essere sazio, lo sfruttamento ( 250 milioni di bambini tra i 7 e i 15 anni lavorano più di dieci ore al giorno in ogni settore) dilaga sotto la protezione del consumismo e si nasconde dietro quella scatola che ci ostiniamo a chiamare "mezzo d'informazione".
E' ovvio che causa di tutto questo è il sistema capitalistico che ha fatto delle multinazionali il proprio canale d'azione.
Il 1 maggio è e deve essere un monito a valutare il mondo da una prospettiva più ampia ed a convincersi che senza solidarietà sociale ed internazionale viene meno il valore più grande: la dignità umana.
Sirocchi Andrea, GD Cisterna
mercoledì 21 marzo 2012
Le mani sulle buche
La dichiarazione è altisonante: "il prossimo candidato a sindaco sarò ancora io". E ovviamente appartiene all'attuale sindaco Merolla, in un intervista pubblicata a gennaio sul mensile "Incontro". E con un mero slancio enfatico da campagna elettorale si appellava alla stessa campana che ormai sentiamo un po' troppo spesso dagli amministratori di Cisterna, riguardo l'annuncio dell'IMMINENTE ripresa dei lavori delle ormai, purtroppo, ben note buche. Ciò che più attira la nostra preoccupazione, adesso, è quel che hanno presentato i progettisti della GiSi immobiliare ad una conferenza stampa organizzata il 25 ottobre 2011, circa le soluzioni da loro proposte per la riqualificazione delle aree interessate dalle buche. Oltre i sospetti sull'effettiva possibilità di una buona fine di questo "buche-gate", se può esserci permessa una valutazione sull'estetica. ci troviamo davanti all'estenuante e sconvolgente realizzazione di progetti cubici e futuristi, che non sembrano essere in tono con il resto del paesaggio, ma che hanno una loro continuità con le altre "opere d'arte" e le numerose "licenze poetiche" degli ultimi professionisti che hanno messo le mani sulla nostra città.
lunedì 12 marzo 2012
1^ Congresso Provinciale dei Giovani Democratici
Finalmente i circoli e la federazione di Latina hanno compiuto un nuovo importante passo. I congressi di circolo e il congresso provinciale sono arrivati al loro termine.
Primo congresso perché è necessario distinguere la fondazione dei Giovani Democratici, nati con primarie... un parto travagliato. Primo perché la discussione necessaria è finalmente quella sulla politica, con una serena discussione che rischiato comunque di essere contagiata da tutto quello che combattiamo ogni giorno anche come Partito Democratico: la personificazione della politica.
Un congresso dei GD, questo, che ha visto il trionfo di chi, alla discussione su le "facce", ha preferito la discussione sui temi, sulla politica per dare la risposta più forte a chi fa antipolitica di mestiere.
Un congresso dei GD, questo, che ha visto il trionfo di chi, alla discussione su le "facce", ha preferito la discussione sui temi, sulla politica per dare la risposta più forte a chi fa antipolitica di mestiere.
Tanti i temi trattati, tante le proposte avanzate. Economia, utilizzando le parole giuste, senza lasciare la materia a chi crede se ne possa parlare con leggerezza, quindi crisi e crescita. Territorio, perché i GD lo vivono ogni giorno, perché sono i più attenti osservatori della situazione della nostra provincia e inevitabilmente ci si scontra con i gravi problemi di legalità. Società, società della conoscenza, quindi non solo scuola e università.
Tutto ciò arrivando alla conclusione di un percorso che ha visto il rinnovamento delle segreterie cittadine dei GD, in particolare Cisterna che con Lorenzo Tedeschi ha trovato un nuovo giovane alla guida del circolo, la fine quindi del mandato di Francesco Buonincontro. Nella federazione di Latina invece con l'acclamazione di Matteo Pepe si propone la continuazione di un percorso, in un territorio difficile come il nostro.
Nonostante quindi le difficoltà che ci si sono poste alla vigilia dei congressi, i GD, hanno ancora una volta dimostrato a forte voce di avere un'idea in mente, un'idea di mondo oltre che della funzione di un partito. Hanno continuato a dimostrarsi all'avanguardia per competenza e proposte nonché sulla serietà, hanno voluto dare una lezione a chi crede che i giovani siano assopiti, inutili e "bamboccioni".
Prossimamente su Stato Libero TV i contributi dei ragazzi della provincia di Latina alla discussione del congresso avvenuto l'11 marzo.
Tutto ciò arrivando alla conclusione di un percorso che ha visto il rinnovamento delle segreterie cittadine dei GD, in particolare Cisterna che con Lorenzo Tedeschi ha trovato un nuovo giovane alla guida del circolo, la fine quindi del mandato di Francesco Buonincontro. Nella federazione di Latina invece con l'acclamazione di Matteo Pepe si propone la continuazione di un percorso, in un territorio difficile come il nostro.
Nonostante quindi le difficoltà che ci si sono poste alla vigilia dei congressi, i GD, hanno ancora una volta dimostrato a forte voce di avere un'idea in mente, un'idea di mondo oltre che della funzione di un partito. Hanno continuato a dimostrarsi all'avanguardia per competenza e proposte nonché sulla serietà, hanno voluto dare una lezione a chi crede che i giovani siano assopiti, inutili e "bamboccioni".
Prossimamente su Stato Libero TV i contributi dei ragazzi della provincia di Latina alla discussione del congresso avvenuto l'11 marzo.
mercoledì 22 febbraio 2012
Democrazia del Popolo Sovrano
Democrazia diretta o democrazia rappresentativa? Da qualche tempo
leggiamo e discutiamo riguardo questo tema, sorto anche grazie al
successo dei referendum del giugno 2011 che hanno portato alla vittoria i
4 SI per l'acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo
impedimento. L'argomento assume importanza e viene sostenuto con nuova
forza dalla progressiva crisi del sistema dei partiti, dal
disorientamento dell'elettorato che va ad alimentare il non-voto, dalla
crisi e dalla decadenza della politica, del suo ruolo, a favore di
governi tecnici e di politici in genere che non vengono eletti dal
popolo sovrano. Gli anni della personificazione dei partiti e della
politica, le critiche legate a comportamenti "castali",
l'autoreferenzialità e molte volte l'incompetenza di chi amministra la
cosa pubblica, hanno contribuito alla nascita di un sentimento di
sfiducia verso le persone che dovrebbero rappresentare i cittadini nei
luoghi preposti al governo e all'amministrazione.
Da questi
presupposti però, non bisogna arrivare a conclusioni improvvisate,
liquidatorie e demagogiche, ma bensì ricordare che in Italia non vi può
essere alcuna democrazia al di fuori della Costituzione. Costituzione
che prevede degli importanti strumenti di democrazia diretta, come
appunto i referendum, ma anche la proposta di legge di iniziativa
popolare, le petizioni. Bisogna però ricordare che i referendum in
Italia sono stati per molto tempo un fallimento in termini di
partecipazione e di quorum, questo è stato un problema per molti versi
legato alla disinformazione e al disinteresse dell'elettorato,
specialmente quando si chiamavano tutti i cittadini ad esprimersi su
tematiche che riguardavano delle minoranze (referendum sull'estensione
dell'art. 18 anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, referendum
sulla fecondazione assistita ecc) che la dice lunga anche sulla qualità
della democrazia, sull'opportunità che una maggioranza debba vincere
sempre su una minoranza, e ci pone degli interrogativi riguardo la
tutela delle minoranze, che è un tema conosciuto e sempre attuale nella
politica internazionale.
Appurato che senza completa e profonda
informazione non può esservi democrazia, c'è anche qualcuno un po'
troppo radicale che propone una "patente" per votare, dove ogni
cittadino dovrebbe prendere un'abilitazione al voto, se non altro
affinchè la sua disinformazione non vada a danneggiare gli altri
cittadini con una scelta di voto sbagliata. Ma accantonando questo
discutibile risvolto, vediamo che anche quando i cittadini si esprimono
inequivocabilmente con dei referendum, non sempre la loro volontà è
tenuta da conto, mentre a volte per opportunismo, si corre a sposare una
posizione per ingraziarsi l'opinione pubblica, altre volte è necessario
attuare delle misure "impopolari" per poter risolvere delle questioni
difficili. Ciò che esce da un referendum deve poi essere attuato dalla
politica; oggi ci confrontiamo anche con i confini delle direttive
europee (che proprio in materia di acqua e servizi pubblici impone delle
privatizzazioni), è chiaro che soprattutto la politica è addetta alla
risoluzione di questi meccanismi democratici.
Come Giovani
Democratici proprio l'estate scorsa abbiamo attuato una raccolta firme
per una proposta di legge di iniziativa popolare che riguardava la
normazione del lavoro giovanile, e la regolamentazione della democrazia
interna ai partiti, in attuazione dell'articolo 49 della costituzione.
Tutto vero riguardo all'anarchia che imperversa nei partiti in termini
di selezione delle cariche, gestione delle risorse economiche ecc.
Questo è un aspetto che va indubbiamente cambiato e regolamentato, in
nome della trasparenza e nella parità delle forze politiche. Il Partito
Democratico è l'unico partito italiano ad avere un bilancio certificato
da una società esterna, ad avere chiari sistemi di elezione e selezione
dei gruppi dirigenti, completa trasparenza in tutti i passaggi
democratici sostenuti da assemblee, primarie, conferenze programmatiche
ecc. Forse tutto ciò non basta e forse qualcosa, soprattutto sulle
primarie, va rivisto. Ma a partire da una proposta di legge, fino alla
discussione di direttive europee, è fondamentale e ineludibile
l'importanza di un partito.
"Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti..." è assurdo pensare di gestire una
complessità amministrativa, in perfetto rispetto dei principi
democratici, senza ricorrere alla formazione di partiti. C'è la
necessità di conoscenza giuridica, di specialisti ed esperti formati sul
campo, di relazioni internazionali, di conoscenza dei processi sociali,
economici, politici, ovvero di "specialisti" della politica; non
possiamo pensare di lasciare la democrazia in mano all'improvvisazione
di qualcuno, improvvisazione che tanto ha contribuito alla crisi
generale che stiamo vivendo, e che quindi porta dei danni anche in
politica. Dobbiamo ricostruire un'idea del primato della politica, di un
nuovo ruolo della politica, che sia certamente credibile, rispettabile,
incarnata da persone competenti, oneste e capaci, ma organizzata
necessariamente in partiti altrettanto chiari e trasparenti.
Dobbiamo considerare
però che molte volte quello che c'è su è lo specchio di quello che c'è
giù, che la democrazia diretta non funziona se vista in termini di
evasione fiscale, di giustizia fai da te, di "ronde" per la sicurezza
ecc. Oggi più che mai è neccessaria una visione concreta di come
affrontare la crisi, di come costruire un nuovo modello economico,
produttivo, sociale, di quale mondo vogliamo. Ed un progetto del genere
prevede perlomeno delle persone che si associno, che si organizzino e
discutano, ed ecco che nasce semplicemente e spontaneamente un partito,
con esso l'esigenza di "rappresentare" le istanze e le idee di tutti i
militanti. Non è possibile quindi eliminare o marginalizzare la
democrazia rappresentativa.
In conclusione: sempre all'interno dei
dettami costituzionali, applicare e promuovere ogni forma di
democrazia, prevedendo insieme una buona e profonda informazione dei
cittadini, riformare il sistema dei partiti partendo dall'art. 49 per
costruire un serio sistema politico che assicuri assieme alla
trasparenza anche l'onestà e la competenza dei rappresentanti del
popolo, inaugurare una nuova stagione politica che non lasci spazio
all'improvvisazione e imponga una scientificità all'approccio politico.
Il nostro obiettivo come forza politica deve essere sempre quello
dell'estensione della democrazia, in tutti gli ambiti e le sue forme
possibili, tenendo da conto la tutele delle minoranze e coinvolgendo
sempre di più i cittadini e i corpi intermedi nella discussione delle
scelte, ma costruendo un serio modello di militanza politica che
rappresenti l'alternativa che vogliamo realizzare.
F. Buonincontro
Segretario Giovani Democratici Cisterna
lunedì 6 febbraio 2012
Cisterna Appalto spa
Era
il
lontano
29
maggio
2007
quando
l’allora
sindaco
Mauro
Carturan
annunciava:
"E'
iniziato
il
percorso
dell'ultimo
quinto
di
Piazza
19
Marzo.
Oltre
all'importante
valore
di
riqualificazione
di
uno
spazio
centrale,
sia
dal
punto
di
vista
urbanistiche
che
sociale
della
città,
e
all'impulso
economico
e
commerciale
che
l'opera
potrà
dare,
ciò
che
più
conta
è
la
realizzazione
del
Cinema
Teatro
di
Cisterna.
Un
percorso
lungo,
iniziò
nel
1994,
con
l'Amministrazione
guidata
da
Tonino
Del
Giovine
e
di
cui
ero
componente,
e
durata
13
anni
soprattutto
a
causa
del
fallimento
della
società
che
aveva
acquisito
parte
dell'area".
"E' un'operazione complessa e molto ambiziosa - continua Carturan - e mi auguro che possa essere portata a termine nel più breve tempo possibile. Un progetto che si avvale di progettisti ai quali, al di là di speciose polemiche politiche, ho sempre riconosciuto la loro capacità professionale".
"E' un'operazione complessa e molto ambiziosa - continua Carturan - e mi auguro che possa essere portata a termine nel più breve tempo possibile. Un progetto che si avvale di progettisti ai quali, al di là di speciose polemiche politiche, ho sempre riconosciuto la loro capacità professionale".
“Nel
più
breve
tempo
possibile”,
si
augurava
l’ex
sindaco,
che
tutt’ora
ricopre
la
carica
di
presidente
del
consiglio
comunale
della
nostra
città;
ma
dal
momento
in
cui
sono
iniziati
i
lavori
(nella
primavera-estate
del
2007),
sono
passati
ben
5
anni
e
dei
cantieri
che
dovevano
dare
vita
ad
opere
di
interesse
pubblico
(come
un
parcheggio
nell’area
antistante
il
nuovo
palazzo
comunale
e
un
cinema-teatro
nello
spazio
dell’ex
consorzio
agrario),
sono
rimaste
ormai
solamente
le
arcinote
“buche”.
L’ansia
e
l’eccitazione
di
avere
un
cinema-teatro
nella
nostra
città
che
non
costringesse
i
ragazzi
a
dover
andare
in
altri
luoghi
per
vedere
un
buon
film
o
meglio
ancora
uno
spettacolo
teatrale;
L’ansia
e
l’eccitazione
di
avere
parcheggi
in
più
nel
centro
di
Cisterna
che
avrebbero
favorito
le
attività
commerciali
dei
negozianti
sul
corso
ed
una
migliore
vivibilità
e
viabilità
all’intero
centro
abitato;
ed
infine
la
voglia
di
poter
sfruttare
e
di
poter
vivere
all’interno
di
un
centro
cittadino
“messo
a
nuovo”
e
non
deturpato
da
cantieri
ormai
permanenti;
tutte
queste
aspettative
sono
state
deluse.
Annunci
e
comunicati
stampa
si
sono
susseguiti
in
questi
4/5
anni
per
rassicurare
i
cittadini
che
i
lavori,
seppur
con
qualche
ritardo
e
qualche
intoppo,
andavano
avanti
o
sarebbero
stati
ripresi
a
breve,
ma
tutto
questo,
ad
ora,
ancora
non
si
è
mai
verificato.
in
questo
modo,
il
consigliere
delegato
Martelli
nel
giugno
del
2010
diceva
ai
cronisti
del
Latina
Oggi:
“il
problema
sarà
presto
risolto”;
“E’
quasi
fatta”
gli
faceva
eco
il
sindaco
Merolla
dichiarando
di
seguito
l’imminente
ripresa
dei
lavori
da
parte
della
società
GISI
immobiliare,
proprio
la
stessa
impresa
che
nel
settembre
del
2008
non
proseguì
i
lavori
(anche
dopo
una
comunicazione
del
sindaco
Carturan
che
ne
intimava
la
ripresa
entro
il
30
settembre
dello
stesso
anno)
poiché
non
provvide
alla
fidejussione
da
assicurativa
a
bancaria
(
stabilito
dalla
convenzione
comunale
n°
5844
del
04
agosto
2006).
Proprio
così,
l’amministrazione
comunale
affida
di
nuovo
i
lavori,
dopo
il
fallimento
del
2008,
alla
stessa
società,
GISI
Immobiliare,
che
su
internet
non
presenta
né
un
numero
di
telefono,
né
un
e-mail,
né
un
sito
su
cui
un
qualsiasi
cittadino
possa
informarsi
o
magari
vedere
quello
che
si
dovrebbe
(il
condizionale
è
d’obbligo)
realizzare
nella
propria
città,
ma
riporta
solamente
l’indirizzo
della
loro
sede
dove
non
compare
nemmeno
una
targa
o
un
citofono
con
l’intestazione
di
questa
società.
Viene
quindi
da
riflettere:
memoria
corta
o
fiducia
incondizionata
da
parte
del
comune?
Purtroppo
tutto
ciò
si
verrà
a
scoprire
solo
con
il
passare
del
tempo…
Da
cornice
a
tutto
questo
va
collocata
la
vicenda
del
grattacielo
che
dovrebbe
sorgere
in
via
Carducci.
L’amministrazione
comunale
ha
fatto
approvare
in
pochi
minuti
quest’estate,
una
“piccola”
modifica
di
progetto
alta
trenta metri
che
dovrebbe
sorgere
proprio
affianco
al
nuovo
edificio
comunale,
sovrastando
uno
dei
monumenti
per
eccellenza
cisternesi
come
il
campanile
di
Santa
Maria
Assunta,
e
deturpando
lo
skyline
di
tutto
il
paese.
Sembrerebbe
quasi
uno
sberleffo
a
tutti
gli
effetti,
agli
anni
e
a
tutto
il
denaro
pubblico
speso
per
i
cantieri
dell’ex
cinema
Luiselli
e
dell’area
antistante
al
nuovo
comune,
a
far
capire
che
la
odierna
amministrazione
pensa
soltanto
agli
affari
e
alle
poltrone
invece
di
dedicarsi
ai
veri
problemi
della
nostra
cittadina.
Indignazione
e
preoccupazione
per
il
caso
è
stata
espressa,
oltre
che
dalle
opposizioni,
anche
dal
coordinatore
regionale
del
Lazio
di
“Libera
associazioni
nomi
e
numeri
contro
le
mafie”
Antonio
Turri,
che
mette
in
guardia
sulle
possibili
infiltrazioni
mafiose
all’interno
“dell’affare”,
dato
che
oramai
esponenti
del
clan
dei
casalesi
(e
non
solo)
sono
arrivati
da
tempo,
anche
sul
territorio
pontino.
Un
altro cantiere quindi che si andrebbe ad aggiungere alle arcinote
buche che non permettono alla città di avere un centro nel quale
poter vivere senza essere disturbati dalle recinzioni metalliche mal
coperte e danneggiate dal tempo e dall’incuria.
Oltre
lo
sgradevole
spettacolo
visivo,
i
cantieri
portano
anche
problemi
di
viabilità
e
di
spazi
su
via
Carducci,
e
sullo
stretto
“piazzale”
ricavato
di
fronte
la
biblioteca
comunale.
Qui
infatti
numerose
macchine
di
genitori
si
affollano
il
sabato
pomeriggio
per
accompagnare
i
propri
figli
o
semplicemente
al
centro
di
Cisterna
o
ad
esempio
al
catechismo,
e
talvolta
sono
costretti
a
lasciare
la
propria
macchina
in
condizioni
di
intralcio
per
il
traffico
o,
peggio
ancora,
sono
costretti
a
lasciare
per
strada
i
propri
ragazzi
poiché
i
parcheggi
non
ci
sono.
Magari
un bel parcheggio multipiano in quella buca…
Il
passaggio
vicino
l’area
dell’ex
cinema
Luiselli
non
è
da
meno;
difatti
passando
sul
Corso
della
Repubblica
in
prossimità
del
cantiere
si
può
vedere
come
ormai
il
marciapiede
vicino
l’area
del
cantiere
sia
completamente
distrutto,
crepe
e
pezzi
di
pietra
si
staccano
ogni
giorno
e
la
recinzione
in
ferro
è
diventata
oramai
uno
spazio
su
cui
affiggere
pubblicità
o
cartelli.
In
conclusione
il
messaggio
all’amministrazione
è:
gli
occhi
di
tutti
noi
non
si
sono
abituati
e
non
credo
lo
faranno
alla
visione
delle
recinzioni
di
ferro
e
delle
buche,
non
c’è
bisogno
di
nuovi
cantieri,
ma
di
finire
quelli
in
corso
d’opera,
per
dare
a
tutti
i
cisternesi
una
Cisterna
più
vivibile,
più
bella,
con
nuove
strutture
e
servizi
che
ormai
sono
diventati
necessari
e
che
farebbero
crescere
il
livello
culturale
e
il
prestigio
della
nostra
città
sul
territorio.
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