"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente
in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità
di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni
del Congresso di Parigi". 20 luglio 1889, Parigi. Congresso della Seconda Internazionale.
Venne così scelta una data simbolica: il 1 maggio. Giorno in cui, tre anni prima un corpo di polizia aveva represso nel sangue una manifestazione di operai a Chicago.
La disorganizzazione del movimento dei lavoratori, dovuta a l'assenza di un centro di coordinamento, era alla base delle tensioni sociali e delle paure borghesi che si stavano diffondendo e che erano alimentate dalla stampa conservatrice.
Ma dall'altra parte, quella progressista, rivolgendosi ai lavoratori, ribadiva l'importanza di tale incontro sottolinendone il carattere internazionale e proletario.
Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari,
allertarono gli apparati repressivi.
In Italia, Francesco Crispi con il suo pugno di ferro, vietò qualsiasi manifestazione pubblica sia per
la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.
In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del
maggior numero di lavoratori, si decise infatti di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.
Per tale motivo la riuscita del 1 maggio 1890 costituì una
felice sorpresa
avendo dato vita ad una mobilitazione su scala nazionale ed internazionale.
avendo dato vita ad una mobilitazione su scala nazionale ed internazionale.
A dare vigore all'azione concertata dei socialisti di tutto il mondo, fu la condanna a morte di quattro operai, uno dei quali,
Albert R. Parsons, stretto dalla morsa del cappio riusci a stento a
pronunciare le sue ultime parole: "Lasciate che si senta la voce del popolo!"
Anche il nostro territorio fu protagonista di quast'ondata socialista:
1 maggio 1884: centocinquanta pastori cisternesi scioperarono
contro gli on. Ferri, Mazzoleni e Gualdi. Chiesero un aumento
salariale da 10 a 15 lire mensili per l'inverno e 12.5 lire per
l'estate, più sette soldi al giorno per il pane invece che cinque. La
richiesta venne accordata.
E' quindi evidente che il mondo dei lavoratori stava acquisendo una certa autonomia, un'autonomia che non poteva e non può essere seppellita sotto gli anni, ma che anzi deve essere rivendicata in ogni momento.
Le parole strozzate di Parsons
riecheggiano ogni anno, nello stesso giorno, con una ricorrenza che non
lascia spazio a fanatismi politici. Le lacrime delle morti bianche,
con l'unica colpa di aver pagato con la vita un pezzo di pane, e i
felici pensieri per le conquiste: dalle otto ore alla promulgazione
della 626, si fondono delineando la storia più drammatica e decorosa
dei combattenti del lavoro.
Ma
il primo maggio è molto più che la Festa dei lavoratori. Il primo
maggio è l'emblema delle lotte sociali contro l'oppressione e a favore
di un mondo vivibile, è la difesa del più debole e dello sfruttato da
un sistema che prevarica senza pietà e senza diritto, è il momento in
cui riprendono vita le grida dei popoli in rivolta, la fratellanza
proletaria, l'urlo di disperazione di chi non riesce a riprendersi la
propria libertà perchè è da solo a combattere per essa.
Sarà forse la magia di questo mese, maggio. Per chi volle lottare e combattere per sè e per gli altri questo è sempre stato il mese "prediletto"; non a caso le rose rosse, simbolo del socialismo,
fioriscono proprio in questo periodo. La rivoluzione francese è
scoppiata il 5 maggio 1789; il 6 del 1429 Giovanna d'Arco
sconfiggeva le truppe inglesi ad Orlèans dando ai francesi una
speranza; il 17 maggio, dal 1990, divenne la giornata mondiale contro
l'omofobia; 1 maggio 1968, l'ingegnere bolognese Giorgio Rosa dichiara l'indipendenza dell' Isola delle Rose...
La lista potebbe protrarsi per pagine, ma non è opportuno chiudersi nel passato senza considerare il presente, altrimenti tutto perde senso.
Infatti, ad oggi, mentre l'Occidente ingrassa senza mai essere sazio, lo sfruttamento ( 250 milioni di bambini tra i 7 e i 15 anni lavorano più di dieci ore al giorno in ogni settore) dilaga sotto la protezione del consumismo e si nasconde dietro quella scatola che ci ostiniamo a chiamare "mezzo d'informazione".
E' ovvio che causa di tutto questo è il sistema capitalistico che ha fatto delle multinazionali il proprio canale d'azione.
Il 1 maggio è e deve essere un monito a valutare il mondo da una prospettiva più ampia ed a convincersi che senza solidarietà sociale ed internazionale viene meno il valore più grande: la dignità umana.
Sirocchi Andrea, GD Cisterna
Nessun commento:
Posta un commento