Quando
l’8 settembre del 1943 Badoglio parlava via radio agli italiani annunciando la
firma dell’armistizio con gli alleati, qualcosa scattò nel cuore dei tanti
italiani e italiane che fino a quel momento erano stati privati di qualsiasi
libertà. L’annuncio fu subito preso con gioia, perché la guerra per noi
italiani era terminata, ma è stato proprio l’attimo successivo all’euforia
dell’annuncio che ha fatto realizzare a quelle persone, che ora toccava a loro,
che ora arrivava il momento più difficile; era necessario cacciare, respingere
e sconfiggere, quel potere nero, era necessario mandare via ciò che rimaneva
del nazi-fascismo.
Così
nacque la Resistenza, così nacque il Partigiano.
L’8
settembre quindi, tutta la penisola fu scossa da un sobbalzo, si risvegliò, si
alzò dalle macerie di una guerra crudele e decise che in quel momento doveva
rinascere un’Italia, diversa da quella di prima, dove poteri autoritari e leggi
infamanti non dovevano più essere all’ordine del giorno, ma si pensava ad
un’Italia democratica come quella
pensata da Mazzini e Garibaldi, e dai grandi eroi repubblicani del
Risorgimento.
La
storia degli anni successivi la conosciamo tutti, il cuore, l’anima che quelle
persone misero nel liberare l’Italia dall’invasione nazista fu senza limiti.
L’ardire, il coraggio, il lottare ogni giorno, e ogni giorno rischiare la
propria pelle per volere un Paese libero e democratico fa di quegli uomini e
donne degli esseri veramente speciali.
L’idea
che poi si è fatta della festa del 25 aprile e del valore dei Partigiani e
della Resistenza in questi ultimi anni, è il preconcetto che la ricorrenza
della Liberazione dal nazi-fascismo, sia un qualcosa da festeggiare solo da un
colore politico; smantellare questo schema è dovere di tutti noi cittadini,
poiché il nostro Paese fu liberato da tutti coloro che aborrirono il fascismo e
la sua dittatura, senza distinzione politica. Il loro unico intento e obiettivo
era restituire alle proprie famiglie, ai propri figli e ai propri posteri uno
stato libero dove vivere in serenità, in un clima semplice di confronto, dove
potesse esserci una vera discussione politica; dove organi come il parlamento
riprendessero la loro vitale e importante funzione; dove una vera carta
Costituzionale potesse difendere i diritti e affermare i doveri dei cittadini.
Per
questo il 25 aprile dovrebbe essere la festa di un’unità nazionale, poiché si
festeggia la democrazia, si festeggia la libertà, si festeggia il ricordo di
quelle persone e infine si festeggia l’Italia tutta intera.
Toccante
e commovente è stata la manifestazione, organizzata dall’amministrazione, in
onore dei caduti svoltasi in piazza Amedeo di Savoia Aosta. Tutte le
associazioni Combattentistiche d’Arma e di Volontariato presenti hanno
celebrato il ricordo della fine della seconda guerra mondiale e della guerra di
Liberazione. La manifestazione è stata centrata al ricordo storico e alla
testimonianza di due uomini che hanno vissuto il
dramma della guerra in prima persona, come pure in prima linea: Attilio Mancini
e Arturo Cirilli, superstiti dei campi di concentramento. I due
superstiti hanno voluto condividere la loro storia, facendo leggere dei passi
dei loro libri in cui è raccontata per filo e per segno la loro esperienza che
oltre suscitare un amaro ricordo in loro, ha toccato veramente tanto, tutti
coloro che hanno partecipato alla cerimonia.
Ci
auguriamo infine, come Giovani Democratici, che questa celebrazione del 25
aprile non rimanga un unicum, ma che
sia la prima di una serie di cerimonie e commemorazioni che sono doverose in
una città piena di senso civico, per non dimenticare ciò che ha segnato la
nostra storia e per avere sempre a mente quegli eroici uomini che hanno
liberato la nostra Italia.
“Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere
uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”
Piero Calamandrei
Cianfoni Luca, GD Cisterna