Pagine

mercoledì 22 febbraio 2012

Democrazia del Popolo Sovrano

Democrazia diretta o democrazia rappresentativa? Da qualche tempo leggiamo e discutiamo riguardo questo tema, sorto anche grazie al successo dei referendum del giugno 2011 che hanno portato alla vittoria i 4 SI per l'acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo impedimento. L'argomento assume importanza e viene sostenuto con nuova forza dalla progressiva crisi del sistema dei partiti, dal disorientamento dell'elettorato che va ad alimentare il non-voto, dalla crisi e dalla decadenza della politica, del suo ruolo, a favore di governi tecnici e di politici in genere che non vengono eletti dal popolo sovrano. Gli anni della personificazione dei partiti e della politica, le critiche legate a comportamenti "castali", l'autoreferenzialità e molte volte l'incompetenza di chi amministra la cosa pubblica, hanno contribuito alla nascita di un sentimento di sfiducia verso le persone che dovrebbero rappresentare i cittadini nei luoghi preposti al governo e all'amministrazione.
 
Da questi presupposti però, non bisogna arrivare a conclusioni improvvisate, liquidatorie e demagogiche, ma bensì ricordare che in Italia non vi può essere alcuna democrazia al di fuori della Costituzione. Costituzione che prevede degli importanti strumenti di democrazia diretta, come appunto i referendum, ma anche la proposta di legge di iniziativa popolare, le petizioni. Bisogna però ricordare che i referendum in Italia sono stati per molto tempo un fallimento in termini di partecipazione e di quorum, questo è stato un problema per molti versi legato alla disinformazione e al disinteresse dell'elettorato, specialmente quando si chiamavano tutti i cittadini ad esprimersi su tematiche che riguardavano delle minoranze (referendum sull'estensione dell'art. 18 anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, referendum sulla fecondazione assistita ecc) che la dice lunga anche sulla qualità della democrazia, sull'opportunità che una maggioranza debba vincere sempre su una minoranza, e ci pone degli interrogativi riguardo la tutela delle minoranze, che è un tema conosciuto e sempre attuale nella politica internazionale.
 
Appurato che senza completa e profonda informazione non può esservi democrazia, c'è anche qualcuno un po' troppo radicale che propone una "patente" per votare, dove ogni cittadino dovrebbe prendere un'abilitazione al voto, se non altro affinchè la sua disinformazione non vada a danneggiare gli altri cittadini con una scelta di voto sbagliata. Ma accantonando questo discutibile risvolto, vediamo che anche quando i cittadini si esprimono inequivocabilmente con dei referendum, non sempre la loro volontà è tenuta da conto, mentre a volte per opportunismo, si corre a sposare una posizione per ingraziarsi l'opinione pubblica, altre volte è necessario attuare delle misure "impopolari" per poter risolvere delle questioni difficili. Ciò che esce da un referendum deve poi essere attuato dalla politica; oggi ci confrontiamo anche con i confini delle direttive europee (che proprio in materia di acqua e servizi pubblici impone delle privatizzazioni), è chiaro che soprattutto la politica è addetta alla risoluzione di questi meccanismi democratici.
 
Come Giovani Democratici proprio l'estate scorsa abbiamo attuato una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che riguardava la normazione del lavoro giovanile, e la regolamentazione della democrazia interna ai partiti, in attuazione dell'articolo 49 della costituzione. Tutto vero riguardo all'anarchia che imperversa nei partiti in termini di selezione delle cariche, gestione delle risorse economiche ecc. Questo è un aspetto che va indubbiamente cambiato e regolamentato, in nome della trasparenza e nella parità delle forze politiche. Il Partito Democratico è l'unico partito italiano ad avere un bilancio certificato da una società esterna, ad avere chiari sistemi di elezione e selezione dei gruppi dirigenti, completa trasparenza in tutti i passaggi democratici sostenuti da assemblee, primarie, conferenze programmatiche ecc. Forse tutto ciò non basta e forse qualcosa, soprattutto sulle primarie, va rivisto. Ma a partire da una proposta di legge, fino alla discussione di direttive europee, è fondamentale e ineludibile l'importanza di un partito.
 
"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti..." è assurdo pensare di gestire una complessità amministrativa, in perfetto rispetto dei principi democratici, senza ricorrere alla formazione di partiti. C'è la necessità di conoscenza giuridica, di specialisti ed esperti formati sul campo, di relazioni internazionali, di conoscenza dei processi sociali, economici, politici, ovvero di "specialisti" della politica; non possiamo pensare di lasciare la democrazia in mano all'improvvisazione di qualcuno, improvvisazione che tanto ha contribuito alla crisi generale che stiamo vivendo, e che quindi porta dei danni anche in politica. Dobbiamo ricostruire un'idea del primato della politica, di un nuovo ruolo della politica, che sia certamente credibile, rispettabile, incarnata da persone competenti, oneste e capaci, ma organizzata necessariamente in partiti altrettanto chiari e trasparenti.
 
Dobbiamo considerare però che molte volte quello che c'è su è lo specchio di quello che c'è giù, che la democrazia diretta non funziona se vista in termini di evasione fiscale, di giustizia fai da te, di "ronde" per la sicurezza ecc. Oggi più che mai è neccessaria una visione concreta di come affrontare la crisi, di come costruire un nuovo modello economico, produttivo, sociale, di quale mondo vogliamo. Ed un progetto del genere prevede perlomeno delle persone che si associno, che si organizzino e discutano, ed ecco che nasce semplicemente e spontaneamente un partito, con esso l'esigenza di "rappresentare" le istanze e le idee di tutti i militanti. Non è possibile quindi eliminare o marginalizzare la democrazia rappresentativa.
 
In conclusione: sempre all'interno dei dettami costituzionali, applicare e promuovere ogni forma di democrazia, prevedendo insieme una buona e profonda informazione dei cittadini, riformare il sistema dei partiti partendo dall'art. 49 per costruire un serio sistema politico che assicuri assieme alla trasparenza anche l'onestà e la competenza dei rappresentanti del popolo, inaugurare una nuova stagione politica che non lasci spazio all'improvvisazione e imponga una scientificità all'approccio politico. Il nostro obiettivo come forza politica deve essere sempre quello dell'estensione della democrazia, in tutti gli ambiti e le sue forme possibili, tenendo da conto la tutele delle minoranze e coinvolgendo sempre di più i cittadini e i corpi intermedi nella discussione delle scelte, ma costruendo un serio modello di militanza politica che rappresenti l'alternativa che vogliamo realizzare.

F. Buonincontro
Segretario Giovani Democratici Cisterna

Nessun commento:

Posta un commento